Il 28 settembre arriva su Netflix un nuovo film originale molto atteso, presentato in pompa magna alla settantanovesima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
Si tratta di Blonde, la pellicola nata dal romanzo bestseller di Joyce Carol Oates edito nel 2000, il quale narra della vita di Marilyn Monroe, mescolandola alla fantasia dell’autrice.
Andrew Dominik ha scritto e diretto l’opera prodotta da Brad Pitt, Dede Gardner, Tracey Landon, Scott Robertson e Jeremy Kleiner. Delle musiche si sono invece occupati Nick Cave e Warren Ellis, mentre Chayse Irvin era a capo della fotografia.
Davanti all’obiettivo Ana de Armas. L’attrice cubana ha infatti avuto l’arduo compito di prestare il volto, e con esso il fisico, la voce e il talento, alla diva più nota mai esistita al mondo.
Nel cast anche Bobby Cannavale, Adrien Brody, Julianne Nicholson, Xavier Samuel, Evan Williams, Lily Fisher, Toby Huss, David Warshofsky, Caspar Phillipson, Dan Butler, Sara Paxton e Rebecca Wisocky.
Abbiamo visto Blonde in anteprima e ve ne parliamo dopo il trailer ufficiale in lingua originale.
Il prodotto originale Netflix vuole essere tutt’altro che la biografia di un mito. Si tratta piuttosto dell’adattamento di un romanzo, un romanzo uscito dall’estro e dalla rielaborazione di una donna che ha assistito, come milioni di spettatori, al successo raggiunto da quest’attrice iconica, carismatica, catalizzatrice, sovraesposta ma, al tempo stesso, incredibilmente misteriosa.
Ed è su quest’ultimo aspetto che le quasi tre ore di film si focalizzano.
Blonde proietta sullo schermo la dualità di un individuo, di un corpo dal quale è nata una stella, Marilyn, e dietro il quale si è nascosta una persona, Norma Jeane, il vero nome di Marilyn Monroe, un’identità che la stessa attrice percepisce come staccata da quella della star.
Ana de Armas ha dato così vita a due persone con un solo aspetto estetico incredbilmente appariscente. E lo ha fatto con un fascino polarizzante. È infatti difficile non pensare a quanto l’esteriorità di Marilyn le calzi a pennello, poiché riesce a incarnare alla perfezione un’aura angelica e provocante al contempo.
L’interprete e il cast tecnico ci presentano così un individuo che null’altro è che i suoi traumi infantili trascinati lungo tutta la vita, traumi che Norma Jeane Baker ha provato a celare dando vita a Marilyn Monroe, l’unica figlia che sia mai riuscita a portare alla luce, una luce abbagliante, accresciuta dai flash sempre sparati sul suo viso e dagli occhi di bue numerosi posti sulla sua persona.
La fanciulla narrata prima da Oates e poi da Dominik ha cercato di sfruttare invano Monroe col fine di trovare tutto l’amore e tutta l’approvazione che le sono mancate in quanto Baker. Ma Hollywood ha preso il sopravvento, servendosi di Marilyn e nutrendosi del suo appeal senza il minimo riguardo per la sua persona.
E tramite ciò Blonde denuncia il patriarcato insito nel potere, che si esprime mediante l’oggettivazione della donna in tutte le sue declinazioni, le quali non escludono abusi di varia natura, violenze e stupri.
Marilyn Monroe è divenuta così la donna più vista al mondo.
Tra gli scotti da pagare c’è, per Norma Jeane, l’invisibilità più profonda, anche ai suoi stessi occhi.
Nonostante l’attenzione attorno alla sua figura, di Norma Jeane Mortenson Baker si sa davvero poco. Secondo il libro da cui Blonde prende vita, la stessa fanciulla ha dovuto inventare la sua anima, la quale era nient’altro che un vuoto da colmare di volta in volta, vuoto che nel film – di gran finitura, godibile, interessante e affascinante in quasi tutte le sue scelte artistiche – resta però irrisolto, lasciando un’insoddisfazione latente di fronte allo schermo.
Ciò è stato d’altronde d’ausilio all’interprete della pellicola, in cui Norma viene portata su schermo più di Marilyn. Ana de Armas ha perciò avuto la possibilità di prendersi qualche libertà, un margine d’azione necessario per fare suo un personaggio avvolto dal mistero, evitando troppi rischi di mancata fedeltà.
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