La legge di Lidia Poët: Recensione in anteprima della serie Netflix

Mercoledì 15 febbraio arriva su Netflix una nuova serie originale italiana.
Si tratta di Lidia Poët, un period drama di stampo legal.

Al centro della narrazione vi è Matilda De Angelis, che presta volto e voce alla protagonista, Lidia Poët, la quale è la prima donna iscritta all’Albo degli Avvocati italiani.
La felicità per tale iniziazione dura però poco. Una sentenza della Corte d’Appello di Torino, infatti, dichiara illegittima l’iscrizione all’Albo della fanciulla poiché donna. A Lidia, perciò, è conseguentemente vietato l’esercizio della professione forense soltanto perché appartiene al genere femminile.
Vivida di orgoglio rivoluzionario, Poët si oppone alla decisione della Corte e prepara ricorso.

Abbiamo visto i sei episodi che compongono la serie in anteprima e, dopo il trailer ufficiale, ve ne parliamo in una recensione priva di spoiler:

La storia della donna rivoluzionaria è portata su schermo sotto forma di procedural.
La storyline principale dell’emancipazione e della lotta alle disparità di genere viene gestita in modo più o meno corposo nei vari episodi, ma la resa di una donna storicamente così importante non è incisiva quanto dovrebbe. A indebolire ulteriormente la messa in scena di una sostanza poco avvalorata ci sono i vari casi di cui la mancata avvocata si fa carico, alcuni dei quali meno interessanti di altri.
La legge di Lidia Poët è volutamente anacronistica nei confronti di vari elementi, tra i quali il linguaggio e le musiche, ma prova a rispettare l’epoca della quale parla aggiungendo elementi di cui potrebbe fare anche a meno, come gli sprazi di soprannaturalità.

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