Mercoledì 9 novembre arriva su Netflix l’attesissima quinta e penultima stagione di una delle serie originali della piattaforma più amate da pubblico e critica, The Crown.
Abbiamo visto i dieci nuovi episodi in anteprima e ve ne parliamo dopo il trailer ufficiale italiano.
La quinta stagione del period drama sulla famiglia reale inglese arriva, a distanza di ben due anni dal ciclo di episodi che la precede, in un momento storico molto caldo per la Corona a strisce. Come tutto il mondo ha ampiamente avuto modo di sapere, dopo la dipartita del Principe Filippo, la regina, che ci ha accompagnati nell’intero corso delle nostre vite, è venuta a mancare, solo due mesi fa, e al suo posto è salito al trono suo figlio Carlo.
Ciò ha fatto sì che l’interesse su tale imponente gruppo di consanguinei salisse vertiginosamente, volente o nolente.
E i nuovi episodi, oltre ad arrivare in un momento favorevole per il sentiment comune, si focalizzano su argomenti assolutamente propedeutici per ciò che sta accadendo e altrettanto catalizzanti dell’attenzione del mondo.
Le scene inedite infatti si concentrano sul decennio del 1990, uno tra quelli che hanno maggiormente scosso l’opinione pubblica e interessato i popoli tutti. Gli anni Novanta non sono soltanto stati quelli che hanno incoronato Lady D. come regina del popolo e icona di stile e di comportamento, ma sono stati anche quelli che hanno visto in contrapposizione a quest’ultima sia la regina sia l’attuale re, ponendo sui due membri di rilievo della famiglia reale una grossa nube nera.
A dover affrontare questi momenti così importanti della storia inglese è stato un nuovo cast, capeggiato da Elizabeth Debicki nei panni di Diana, Dominic West in quelli di Carlo e Imelda Staunton nelle vesti di Elisabetta, che nel video sottostante potete pregustare in azione.
Gli avvenimenti narrati nei dieci episodi, non così ben distribuiti da risultare uniformemente interessanti, non aggiungono molto alla storia di Diana che ormai conosciamo in maniera alquanto approfondita.
Sulla principessa di Galles sono infatti stati versati, negli anni, fiumi di parole e risme di sceneggiature, al punto tale da rendere l’attenzione attorno alla sua meravigliosa figura poco meno che morbosa, col risultato di far apparire le scene di una davvero ottima Debicki quasi scontate, quasi prive della pienezza che invece hanno.
Ma la caratteristica di coralità della quale è ben dotata la serie fa sì che Diana non sia la protagonista unica della stagione e, quindi, i tempi che le sono stati concessi sono ben proporzionati e sventano il rischio di un attaccamento asfissiante, sebbene l’attrice e l’aura del personaggio, ben coese, risucchino comunque meritatamente gran parte dell’attenzione.

Cr: Keith Bernstein
Il suo spazio è ben controbilanciato dal suo partner/rivale, Carlo.
Il principe di Galles ha qui il volto di Dominic West, un attore capace e rinomato, ma qui non così nel ruolo. L’unico caso nel quale non si ritrova non solo una somiglianza fisica tra attore e personaggio, ma anche di atteggiamento, di stile, di movenze e di rimembranze è proprio quello del Principe di Galles di questa stagione.
L’attore è riuscito a far apparire quasi affascinante Carlo, però lo ha fatto staccandosi dalla sua figura. West restituisce al membro della famiglia reale un carisma che non gli corrisponde affatto.
Interprete e sceneggiatura hanno operato quasi una riabilitazione della figura dell’allora primo in linea di successione, una sorta di preludio al suo novello regno.
Lo screen time concesso all’attuale Re regala alla storia un’altra prospettiva, la prospettiva di un uomo con delle volontà ben stabilite, con un’innovazione in canna difficile da sparare, poiché non nella condizione di farlo, poiché in una condizione di retrovia dalla quale uscire solo con un grosso dolore, quello della perdita di sua madre.
A Carlo nella serie viene donata una tridimensionalità che la TV e i rotocalchi non hanno concesso a fronte del suo mancano rispetto nei riguardi di Diana, un errore spinto e al tempo stesso disdegnato dalla gabbia dorata nella quale è nato.

Controparte di entrambi è la terza protagonista assoluta della stagione, la Regina Elisabetta.
Imelda Staunton è una Elisabeth totalmente nel pieno della “Sindrome della Regina Vittoria”, intesa come assoluta incapacità di stare al passo coi tempi e di rimodernare un istituto datato e anacronistico quale la Monarchia inglese coi principi dei secoli scorsi, che non tiene conto dei sudditi contemporanei. Elisabetta è vittima e artefice di un sistema che ingabbia se stessa e la sua famiglia, che la vede frenare un figlio con volontà ben precise, ignorare una nuora con evidenti difficoltà e avallare un ipotetico tradimento nel suo matrimonio alla luce del sole per amore delle apparenze.
Unici momenti che la umanizzano maggiormente nei rapporti sono quelli con il piccolo William, che in questa stagione porta il peso di equilibri familiari inesistenti, dei quali è reso partecipe grazie e a causa di una sensibilità e maturità particolari. Anni che per l’attuale primo nella linea di successione non saranno probabilmente facili da rivivere.

La quinta stagione, sebbene non la migliore finora prodotta, ma non senza picchi, riconferma ulteriormente la serie come di gran livello tecnico e lascia, per la sesta e ultima, degli eventi emotivamente molto forti, concedendo al period drama una chiusura decisamente carica.

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